COME VIVERE ALL’INFERNO

Tra due mondi di Oliver Norek (edito da Rizzoli) è il classico libro che i sovranisti metterebbero all’indice. Il romanzo di uno dei più apprezzati noiristi francesi – finalmente tradotto anche in Italia – è un potente atto di accusa che, raccontando in presa diretta fatti di cui l’autore è stato testimone oculare, mette il lettore di fronte a un girone dantesco: la giungla di Calais, un gigantesco campo profughi ben oltre i confini della civiltà.

Un luogo criminogeno (i cui abusi sono stati denunciati anche da varie associazioni a difesa dei diritti umani) dove il senso di umanità è sconosciuto, i bambini hanno perso già da tempo la loro innocenza e imparano a uccidere per difendersi, si campa come bestie tra gli escrementi e i topi, si cerca di sopravvivere in attesa di oltrepassare in qualunque modo la Manica. L’Inghilterra pre-Brexit diventa la terra promessa, l’Eldorado in cui dimenticare l’orrore, le torture, le guerre, i lutti, le colpe.

Oggi che la giungla di Calais per fortuna non esiste più, sappiamo, tuttavia, che le politiche sull’immigrazione sono ancor più restrittive. Ciascuno Stato europeo, con l’Italia tristemente in testa, tende a chiudersi a riccio per preservare un indefinito senso di identità che forse non è mai esistito e che, comunque, è un rifiuto della storia e del progresso. Ecco perché questo romanzo assume un’importanza fondamentale per scardinare pregiudizi, narrare situazioni che non si possono nemmeno immaginare, individuare le responsabilità dell’Occidente civilizzato che non ha saputo né favorire i processi democratici nei Paesi da cui si scappa né accogliere i rifugiati nel rispetto dei diritti individuali e della sicurezza collettiva.

Tra due mondi – entrambi a loro modo infernali: quello da cui si fugge e quello ignoto in cui si approda pieni di false aspettative – è la descrizione autentica di come i tentativi di governare l’immigrazione siano miseramente falliti alimentando razzismi e populismi, perbenismo e analfabetismo, violenza e barbarie.

Sostenuto da una scrittura fluida e allo stesso tempo cruda, il libro di Norek è sconvolgente e disturbante, devastante e disperato, autentico e spietato.

Esattamente come la realtà terribile che si preferisce ignorare.

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