SALVATE IL SOLDATO AREK

Quando al minuto cinquantacinque Ancelotti ha ritirato Milik e inserito il più affidabile Mertens, è stato quasi come rivivere un flashback. Esattamente, due anni prima e allo stesso minuto, sempre in una sfida contro la Roma al San Paolo, Sarri aveva richiamato in panchina il malinconico Gabbiadini per affidarsi al funambolo belga. In quell’occasione, il Napoli non riuscì a riequilibrare la gara ma quella sostituzione segnò uno spartiacque. Orfano di Higuain e in assenza dello stesso Milik allora infortunato, il tecnico toscano ebbe quell’intuizione che ha cambiato radicalmente il destino dell’attacco azzurro: Mertens centravanti.

Perciò, è stato come rivivere un ritorno al passato. Sembra che esista una sorta di maledizione che colpisce chiunque provi a raccogliere l’eredità di un attaccante formidabile capace di realizzare trentasei gol in un solo campionato. Certo, Milik è stato condizionato da due infortuni gravissimi ma, in generale, non ha mai dato l’impressione di essere il top player di cui necessita il Napoli per evitare di dilaniarsi nel ricordo di chi lo ha preceduto.

Peraltro, la cifra complessiva di un attaccante non è fornita solo dalle segnature ma anche dalla capacità di saper esser un po’ universale, di integrarsi con i compagni, dialogare con gli esterni e i centrocampisti, far salire la squadra, occupare gli spazi, crearsi i varchi. Insomma, più semplicemente: nel dimostrarsi leader.

Forse l’attaccante polacco è stato un po’ sopravvalutato, lo si è accostato a campioni come Shevchenko o Ibrahimovic creando un’aspettativa troppo elevata intorno a un calciatore ancora in costruzione, più intimorito che lusingato dai confronti eccellenti.

Per la verità, nemmeno la squadra sembra supportarlo a dovere. Infatti, è palese un certo impaccio quando Milik è in campo che poi scompare magicamente non appena entra Mertens. Come se la formula con i cosiddetti piccoletti desse più tranquillità a tutto il gruppo, come se la squadra si sentisse più a suo agio. Questa sensazione si è avvertita chiaramente in Champions contro il Liverpool e il PSG, e si è riproposta ieri contro la Roma.

Per cui, anche questa in stagione e al di là delle rotazioni necessarie per evitare di arrivare stremati in primavera, le gerarchie sembrano ben definite: Mertens titolare e Milik seconda opzione.

Probabilmente, un po’ di chiarezza può giovare all’attaccante polacco che deve scrollarsi di dosso tutta la pressione di cui è stato caricato e affrancarsi dai paragoni ingombranti. Chiuso anche nella nazionale polacca da un certo Lewandoski, soltanto così può recuperare fiducia e trovare finalmente la sua strada.

Lontano dalle lunghe ombre che lo rincorrono ogni volta che scende in campo.

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