L’IRRESISTIBILE TUFFO DI POGLIANA

«Il Napoli s’è portato in testa alla classifica da solo questa sera, ha meritato ampiamente questo successo sulla Juve…», la voce gracchiante di Enrico Ameri gli trasmetteva delle sensazioni tutt’altro che positive, nonostante la vittoria, il gol di Gigi Pogliana e il primo posto in classifica. Fabrizio aveva uno strano presentimento. Aveva atteso quella partita per tutta la settimana, se l’era sognata di notte, l’aveva immaginata mentre la maestra cercava di catturare la sua attenzione con le tabelline. Aveva provato in ogni modo a convincere suo padre ad accompagnarlo allo stadio. «Tutti i miei compagni di scuola ci vanno, il papà di Ernesto ha l’abbonamento in tribuna Posillipo. Lo porta tutte le domeniche».

Saverio Orlando non poteva permettersi l’abbonamento in tribuna numerata, e neppure nella tribuna laterale o nei distinti. Qualche volta, comprava il biglietto di curva dalle mani di un suo amico bagarino che gli faceva un piccolo sconto. In quelle occasioni, si allontanava dal figlio con la scusa di un turno di lavoro domenicale alla stazione di piazza Garibaldi. Fabrizio non se la beveva ma non protestava mai. Sentiva di non avere ancora l’autorità per imporsi sul padre né l’età per andare allo stadio. Doveva accontentarsi di ascoltare la partita alla radio. Ormai, a soli sei anni, era in grado di imitare la voce di ogni radiocronista di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Quello che non poteva proprio prevedere era che il padre gli stava preparando una bella sorpresa. Aveva parlato con il suo solito fornitore: aveva a disposizione un paio di biglietti dei distinti nonostante si registrasse il tutto esaurito da diversi giorni. Quella mattina, contravvenendo alle consuete abitudini domenicali, Saverio non si era alzato presto per andare a messa. Uscì verso le 11 insieme alla moglie Tiziana. Anche questa era una cosa strana: la mamma di solito trascorreva la mattinata di festa in cucina a preparare il pranzo domenicale. Fabrizio, calmo ma sospettoso, restò a casa in prudente attesa e in compagnia della nonna.

 

Luigi_Pogliana

A bordo della fiammante Fiat 124, Saverio e Tiziana si diressero verso Fuorigrotta. Attorno al San Paolo c’era già un’atmosfera euforica, code di auto, clacson strombazzanti, venditori ambulanti di caffè borghetti, sventolio di bandiere azzurre. Rintracciarono Peppe detto “’a garanzia” proprio per l’affidabilità dimostrata nell’elargire biglietti in qualunque occasione, nei pressi del Rione Lauro. L’operazione fu velocissima. Saverio abbassò leggermente il finestrino, lo scambio soldi-biglietti fu rapidissimo e accompagnato da poche sillabe altrettanto veloci (“uè Pè”, “tiè Savè”, “grazie assaje”, “statt’ buon”). Poi, però, quando Saverio stava innestando la prima per ripartire, Peppe richiamò l’attenzione. Iniziò ad agitarsi. Saverio, con una certa apprensione, inserì la marcia indietro. Si avvicinò timoroso a Peppe immaginandosi chissà quale terribile problema.

«Savè, da questa domenica abbiamo allargato l’attività. Solo per oggi la bandiera è in omaggio. Forza Napoli!». Saverio, ancora scosso, riuscì a replicare con un poco convinto e molto abitudinario: «Sempre forza!». Afferrò la bandiera, la passò a Tiziana e si diresse di nuovo verso il Vomero senza guardare negli specchietti retrovisori. Si arrampicò su via Caravaggio con impazienza. Non vedeva l’ora di mettere i biglietti sotto il naso di Fabrizio e godersi lo stupore e la gioia del figlio. Lo avrebbe spiazzato. Tiziana stringeva la mano destra del marito, che lui teneva sempre fissa sul cambio mentre con l’altra manovrava lo sterzo. Il crocifisso appeso allo specchietto retrovisore dondolava da destra a sinistra come un pendolo impazzito. L’asfalto era piuttosto sconnesso. Saverio, per rassicurare la moglie, scalò una marcia e rallentò leggermente.

Tiziana non era una donna particolarmente affascinante, la gravidanza ne aveva appesantito il fisico, rilassato i muscoli, accentuato le rughe. Aveva poco meno di trent’anni ma ne dimostrava almeno una decina in più. Solo una cosa aveva conservato intatta: il sorriso. Si apriva su un viso dai lineamenti dolci in una perfetta armonia tra occhi, labbra e denti. Saverio la contemplava sempre con ammirazione. Mentre affrontava un curvone in salita, staccò la mano dal cambio e accarezzò Tiziana sulla nuca. Un raggio di sole le illuminava il volto. Alla loro destra, tra Nisida e Procida, in mezzo a tanti palazzi, si distinguevano nitidamente il mare con le sue sfumature azzurrognole e la maestosità dello stadio San Paolo che dominava il quartiere. Il suono sempre più vicino delle sirene non distolse Saverio da quella visione, il sorriso della moglie incastonato in quel panorama sfavillante. Pensò che si trattasse di qualcosa legato alla partita. Forse stavano arrivando i pullman con le squadre, il taxi con la terna arbitrale, insomma un qualunque accidente di cui aveva deciso di disinteressarsi perché  nulla avrebbe potuto interrompere quell’attimo. Lo avrebbe impresso nell’eternità dei suoi ricordi.

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Estratto dal romanzo “Delitto di una notte di mezza estate” di Gianluca Spera – ad est dell’equatore

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