IL SORRISO DI DONATELLA

Ho atteso prima di scrivere qualcosa su Donatella. Per due ordini di ragioni: 1) credo che il dolore vada contenuto in una dimensione quanto più intima e riservata possibile; 2) per il dovuto rispetto nei confronti dei familiari. Eppure, di fronte a questa incessante e meravigliosa cerimonia laica che va avanti da un paio di giorni sui social network, nonché innanzi alla massiccia e commossa partecipazione al funerale, ho trovato il coraggio e la forza per rompere il silenzio. La scrittura è anche un modo per esorcizzare lo strazio provocato da una perdita così prematura, per sfogare la rabbia e la frustrazione per un evento tanto ingiusto quanto innaturale. Per prendere a calci un destino così infame.

Per chi ha una visione foscoliana del trapasso, ciò a cui stiamo assistendo appare come una magnifica celebrazione della vita di Donatella, e non della morte: tutta la sua nobiltà d’animo sta sopravvivendo alla scomparsa, si sta mostrando sotto una luce nuova, più intensa e brillante (che forse prima, nella distratta quotidianità, non s’era saputo cogliere nella sua profondità), investendo anche chi la conosceva poco o non l’ha conosciuta affatto.

Ci sono situazioni che costringono a cambiare il corso dell’esistenza, a fare i conti con le proprie debolezze, a prendere coscienza dei propri limiti. La scomparsa di una giovane amica è qualcosa di molto più dirompente e spiazzante. È più violenta di un cazzotto in pieno volto. Distrugge tutto quello che incontra sul cammino come un uragano di fine estate. In questi momenti, occorre una reazione decisa, uno scatto d’orgoglio, qualcosa che, per quanto possibile, possa lenire le ferite che faranno fatica a cicatrizzarsi.

Allora è giusto che, adesso, ognuno restituisca un pezzo della sua esistenza: dalla passione sfrenata per il Napoli, all’amore per l’insegnamento e i suoi allievi, dalle abilità culinarie allo spiccato interesse per la letteratura e l’arte. Donatella è stata questo e molto altro: amica, confidente, maestra a scuola e nella vita (e anche oltre la vita), tifosa e sportiva, amante del bello e del giusto, strenua sostenitrice della sua terra natale.

È un conforto vivere a Napoli: puoi osservare il mare da ogni angolo della città e ritrovare la serenità”, mi disse con il garbo che la contraddistingueva, in una serata di convivialità in compagnia di altri assidui avventori dello stadio San Paolo. Ci lessi qualcosa di profetico, che faticai a percepire al momento, in quelle parole pronunciate con il solito volto rilassato, brioso, rassicurante che non lasciava mai trasparire un minimo di sofferenza o di tormento interiore. A distanza di tempo, ho saputo interpretare e sublimare quelle parole. Così, da adesso in poi, ogni volta che mi soffermerò a osservare il mare non potrò che specchiarmi nel sorriso di Donatella.

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